La memoria serve adesso.
Ma cosa significa ricordare?
Nel 1970 Albe e Lica Steiner curarono una delle più importanti esposizioni dedicate alla memoria della deportazione nei campi di sterminio nazisti. Il materiale fotografico era scioccante e rivelatore: raccontava qualcosa che difficilmente riusciamo ad accettare come parte della natura umana. Molti non avevano mai visto quelle immagini, raramente diffuse negli anni immediatamente successivi alla guerra, periodo in cui nella mente di tutti c’era solo dolore, stanchezza e voglia di ricostruzione.
Quelle stesse foto, che sortirono un enorme effetto negli anni ‘70 e ‘80, hanno perso oggi gran parte del loro potere. Sono immagini usurate e abusate, ricontestualizzate centinaia di volte, parificate ad altri eventi storici di persecuzione e distruzione. Sono diventate incapaci di portare a galla un senso e una reazione.
Ricordare deve essere un moto utile all’azione: ricordare ma non reagire, non serve. Ricordare senza riflettere che la memoria è utile adesso, proprio mentre molti regimi di estrema destra stanno dimostrando tutta la loro crudeltà e intolleranza, è sciocco e dannoso. I canali di comunicazione attuali che intercettano i pubblici più giovani sembrano inadeguati a veicolare un messaggio tanto impellente. Come se la memoria fosse qualcosa di indesiderato e inafferrabile, schiacciato dalla velocità e dalla quantità di informazioni che i social media propongono in un moto continuo.
Reich Animale.
Un nuovo punto di vista.



︎︎︎Reich Animale
Bolle.
Massa, singolo, umanità.





︎︎︎Bolle
Invisibili.
Ridare un’identità a chi non ne aveva una.






